

Tra gli aspetti spinosi della ripartenza del settore dell’edilizia, c’è la questione del contenimento del contagio nei cantieri e del distanziamento sociale. La raccomandazione per la popolazione è di mantenere un metro di distanza interpersonale in condizioni di normalità, che sale a 2 metri in caso di sforzo fisico, come nella corsa. Ne consegue, che anche tra coloro che lavorano presso cantieri edili, il distanziamento dovrebbe essere di 2 metri, condizione impossibile da realizzare, che viene compensata con l’utilizzo di dispositivi per la protezione individuale, per sanificare, termo scanner e test sierologici, i cui costi sono interamente a carico dell’azienda responsabile del cantiere.
“Oggi le disposizioni pratiche sono poche, ma molto chiare: controllo della temperatura ad inizio turno di lavoro, mascherina obbligatoria, luoghi di lavoro sanificati periodicamente”, spiega Dionisio Graziosi, direttore tecnico di CG Edilcoop, società cooperativa nel settore dell’edilizia. “I problemi maggiori sono dovuti al reperimento dei Dpi, come le mascherine, che devono essere sostituite di frequente, ma anche di scanner per la temperatura e sanificanti, poco reperibili e a costi ancora molto alti. Il tutto a spese dell’azienda. Tema più complicato sono, poi, le responsabilità civili e penali, ancora poco chiare o meglio che lasciano spazio ad interpretazione, ma questo purtroppo è un tema abbastanza ricorrente nel nostro paese. Una situazione che, se oggi è difficile, in piena pandemia era impossibile e incredibilmente caotica, rendendo molto complicato portare avanti i lavori di quei cantieri il cui proseguimento era indispensabile. Per esempio, noi in queste settimane abbiamo seguito quello dell’ospedale Martini di Torino, non senza difficoltà.”
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